ale78 ha scritto:Buongiorno, sono Alessandra una studentessa al 3° anno di Infermieristica dell’Università di Ferrara, sto lavorando alla tesi di laurea che ha come argomento: il ruolo della famiglia e del caregiver nella gestione del paziente in stato vegetaivo o di minima responsività. Pongo questi quesiti a chi gentilmente vuole aiutarmi:
1)Quali strategie e/o modalità di intervento possono essere attuate in supporto delle famiglie e al caregiver?
2)Quali sono le caratteristiche che emergono dalla relazione infemiere/famiglia?
3)In base alla sua esperienza quali aspetti positivi o negativi ha rilevato nella relazione infermiere/famiglia?
4)Quali ritenga essere i requisiti essenziali per identificare il caregiver?
La mia e-mail è:
alessandra.zagatti@student.unife.it
Grazie dell’eventuale collaborazione.

allora posso dirti nell'acuto: ho lavorato in rianimazione ma ci è capitato di educare i parenti di stati vegetativi, comi post anossici i TC molto gravi....:
1) Cosa molto importante la famiglie di queste persone devono mantenere una PROPRIA vita privata, sorpattutto se sono giovani e con una famiglia alle spalle. Non devono diventare completamente dipendenti dal paziente altriemtni si arriva ad un punto in cui c'è il barratro e poi non si riesce piu' a seguire il paziente e si sta pure male fisicamente ed emotivamente.
Bisognerebbe cercare di capire quante persone "girano" intorno al paziente, cercare di capire gli orari di quest'ultimi e organizzare magari un assistenza a turnistica, nella gestione dell'alimentazione, idratazione, igieni, etc.
2) Educazione pura nell'istruzione dell'ausilio delle tecniche, si pure, come igiene, movimenti da evitare per non farsi del male (schiena dritta, piegamento gambe, letto ad altezza normale etc.), alimentazione, ogni quanto, come gestiore PEG, tracheo, aspirazione. Ma anche come mantenere un contatto con queste persone, favorire un ambiente famigliare ma non eccessivamente spinto, cercare di integrarle nell'ambiente di casa....
3) Non ho lavorato con la famiglia al domicilio ma posso dire che il rapporto nell'acuto deve essere di tranquillizzazione, stabilizzazione della situazione, cercare di spiegare realmente, senza false illusioni, non dare false speranze e soprattutto far capire che anche la famiglia puo' stare vicino a queste persone. Devi essere sincero fin dall'inizio, adattabile e malleabile alle diverse situazioni e alle diverse figure di parenti a cui ti trovi davanti.
4) I requisiti essenziali li concretizzo in un mini riassunto delle cose dette: non permettere che la malattia del paziente diventi la tua e che sia completamente al centrod ella tua attenzione, si ha il diritto a dei momenti di relax e "privati" oltre questa. Accettare l'aiuto di altre percone altrimenti si rischia di finire le proprie forze. Stare attenti ai sintomi primari di disagi importanti, come depressione, sioamentod alla società etc.
Non so quanto ti sono stato d'aiuto.ma spero un pochino.
Andrea
...non dimenticarsi mai di lavorare davanti a persone...che soffrono spesso...moto piu' di noi...siamo fortunati ricordiamocelo sempre...moltissimo...
Andrea - Ticino Svizzera